Leptospirosi, facciamo il punto
Leptospirosi, facciamo il punto
Come moltissimi proprietari di cani sanno, la leptospirosi è una temibilissima malattia che colpisce la maggior parte dei mammiferi, ma soprattutto può essere propagata nell’ambiente anche da animali asintomatici e contagiare in tal modo anche la specie umana. Per le sue gravi implicazioni sulla salute animale ma anche umana riteniamo opportuno schematizzare alcuni punti sull’argomento, alla luce delle recenti linee guida suggerite da esperti europei e statunitensi.
· Epidemiologia: le leptospire possono permanere in ambiente acquatico o semplicemente terreno umido per mesi e possono trasmettere la malattia direttamente tramite l’urina degli animali infetti a contatto delle mucose o di ferite cutanee oppure indirettamente tramite il contatto con terreno contaminato. I principali responsabili della propagazione della malattia sono i topi ma è noto che anche altri roditori come pure la maggior parte dei mammiferi (suini, cavalli, bovini, pecore, pipistrelli) e anche l’uomo possono ospitare il germe patogeno e diffonderlo nell’ambiente senza manifestare i sintomi della malattia.
· Patogenesi: una volta entrate nell’ospite le leptospire si diffondono in tutto l’organismo, colpendo particolarmente i reni ed il fegato ma localizzandosi anche a livello di polmoni, milza, occhi, endoteli, ossa, muscoli, meningi e pancreas. Le lesioni più gravi sono la nefrite interstiziale, la necrosi dei tubuli renali, l’epatite e la necrosi epatica ma una importante manifestazione è costituita anche dalla sindrome emorragica polmonare, segnalata anche nell’uomo.
· Sintomi clinici: trattandosi di una malattia sistemica i sintomi sono numerosi con riferimenti ai diversi organi colpiti; poliuria e polidipsia (aumento della sete e della quantità di urina) sono relativi all’insorgenza dei danni epatici e renali. Altri sintomi sono febbre, anoressia, abbattimento, tachipnea, dolori muscolari, emorragie diffuse, aritmie cardiache e alterazioni oculari. Il decorso iperacuto esita nella morte del soggetto colpito.
· Diagnosi: il sospetto di leptospirosi è fortemente suggerito dalla presenza di insufficienza epatorenale acuta e da insufficienza respiratoria con espettorato ematico. Gli esami di laboratorio in grado di confermare la diagnosi sono gli esami del sangue ematochimici, l’esame delle urine (presenza di piogeni, sangue e proteinuria), gli esami di coagulazione ematica, gli esami ecografici (soprattutto renali) e i dati anamnestici, con possibile contatto del soggetto con topi o ambienti infestati da topi.
· Terapia: l’efficacia del trattamento della leptospirosi dipende dalla tempestività, dalla gravità dei sintomi e dal coinvolgimento di più organi e apparati. La somministrazione di antibiotici specifici (doxiciclina, penicilline, cefalosporine e fluorochinoloni) costituisce il primo intervento in sospetto di leptospirosi, senza necessariamente attendere la conferma dai dati di laboratorio. La terapia di sostegno per le eventuali altre compromissioni d’organo completa il quadro terapeutico.
· Leptospirosi nei gatti: in questa specie la malattia presenta numerose differenze rispetto al cane. I gatti possono essere portatori sani senza avere sintomi, evidenziare anticorpi antileptospira e raramente manifestare le stesse lesioni riscontrabili nella specie canina oppure essere colpiti da identiche lesioni renali. L’importanza del gatto come ospite asintomatico e il ruolo svolto dalla leptospirosi nelle malattie renali in questa specie è stato probabilmente sottostimato e necessita di ulteriori indagini.
· La vaccinazione: la eterogeneità dei sierotipi di leptospira coinvolti nella patogenesi della malattia ha condizionato in passato l’efficacia del trattamento immunizzante mediante vaccini. A partire dagli anni’60 si è assistito ad una progressiva diminuzione della incidenza dei 2 sierotipi L. icterohemorragie e L. canicola a favore dei nuovi sierotipi Grippotyphosa e Australis. Per questo motivo è stato necessario allestire e somministrare vaccini tetravalenti che avessero la possibilità di evocare nei soggetti trattati una risposta immunitaria adeguata. La prima vaccinazione si può effettuare ai cuccioli con 2 somministrazioni a distanza di 2 o 3 settimane. Sebbene in linea teorica la singola vaccinazione annuale sia sufficiente, la migliore protezione vaccinale si ottiene con vaccinazioni semestrali, non solo nei cani “a rischio” che più facilmente possono venire a contatto con le deiezioni dei topi, ma anche nei cani che vivono in ambiente urbano proprio perché i topi infestano tutte le zone umide, i parchi e i laghetti di città.
Per saperne di più:
European consensus statement on leptospirosis in dogs and cats
Journal of Small Animal Practice (2015) 56, 159–179
Come moltissimi proprietari di cani sanno, la leptospirosi è una temibilissima malattia che colpisce la maggior parte dei mammiferi, ma soprattutto può essere propagata nell’ambiente anche da animali asintomatici e contagiare in tal modo anche la specie umana. Per le sue gravi implicazioni sulla salute animale ma anche umana riteniamo opportuno schematizzare alcuni punti sull’argomento, alla luce delle recenti linee guida suggerite da esperti europei e statunitensi.
· Epidemiologia: le leptospire possono permanere in ambiente acquatico o semplicemente terreno umido per mesi e possono trasmettere la malattia direttamente tramite l’urina degli animali infetti a contatto delle mucose o di ferite cutanee oppure indirettamente tramite il contatto con terreno contaminato. I principali responsabili della propagazione della malattia sono i topi ma è noto che anche altri roditori come pure la maggior parte dei mammiferi (suini, cavalli, bovini, pecore, pipistrelli) e anche l’uomo possono ospitare il germe patogeno e diffonderlo nell’ambiente senza manifestare i sintomi della malattia.
· Patogenesi: una volta entrate nell’ospite le leptospire si diffondono in tutto l’organismo, colpendo particolarmente i reni ed il fegato ma localizzandosi anche a livello di polmoni, milza, occhi, endoteli, ossa, muscoli, meningi e pancreas. Le lesioni più gravi sono la nefrite interstiziale, la necrosi dei tubuli renali, l’epatite e la necrosi epatica ma una importante manifestazione è costituita anche dalla sindrome emorragica polmonare, segnalata anche nell’uomo.
· Sintomi clinici: trattandosi di una malattia sistemica i sintomi sono numerosi con riferimenti ai diversi organi colpiti; poliuria e polidipsia (aumento della sete e della quantità di urina) sono relativi all’insorgenza dei danni epatici e renali. Altri sintomi sono febbre, anoressia, abbattimento, tachipnea, dolori muscolari, emorragie diffuse, aritmie cardiache e alterazioni oculari. Il decorso iperacuto esita nella morte del soggetto colpito.
· Diagnosi: il sospetto di leptospirosi è fortemente suggerito dalla presenza di insufficienza epatorenale acuta e da insufficienza respiratoria con espettorato ematico. Gli esami di laboratorio in grado di confermare la diagnosi sono gli esami del sangue ematochimici, l’esame delle urine (presenza di piogeni, sangue e proteinuria), gli esami di coagulazione ematica, gli esami ecografici (soprattutto renali) e i dati anamnestici, con possibile contatto del soggetto con topi o ambienti infestati da topi.
· Terapia: l’efficacia del trattamento della leptospirosi dipende dalla tempestività, dalla gravità dei sintomi e dal coinvolgimento di più organi e apparati. La somministrazione di antibiotici specifici (doxiciclina, penicilline, cefalosporine e fluorochinoloni) costituisce il primo intervento in sospetto di leptospirosi, senza necessariamente attendere la conferma dai dati di laboratorio. La terapia di sostegno per le eventuali altre compromissioni d’organo completa il quadro terapeutico.
· Leptospirosi nei gatti: in questa specie la malattia presenta numerose differenze rispetto al cane. I gatti possono essere portatori sani senza avere sintomi, evidenziare anticorpi antileptospira e raramente manifestare le stesse lesioni riscontrabili nella specie canina oppure essere colpiti da identiche lesioni renali. L’importanza del gatto come ospite asintomatico e il ruolo svolto dalla leptospirosi nelle malattie renali in questa specie è stato probabilmente sottostimato e necessita di ulteriori indagini.
· La vaccinazione: la eterogeneità dei sierotipi di leptospira coinvolti nella patogenesi della malattia ha condizionato in passato l’efficacia del trattamento immunizzante mediante vaccini. A partire dagli anni’60 si è assistito ad una progressiva diminuzione della incidenza dei 2 sierotipi L. icterohemorragie e L. canicola a favore dei nuovi sierotipi Grippotyphosa e Australis. Per questo motivo è stato necessario allestire e somministrare vaccini tetravalenti che avessero la possibilità di evocare nei soggetti trattati una risposta immunitaria adeguata. La prima vaccinazione si può effettuare ai cuccioli con 2 somministrazioni a distanza di 2 o 3 settimane. Sebbene in linea teorica la singola vaccinazione annuale sia sufficiente, la migliore protezione vaccinale si ottiene con vaccinazioni semestrali, non solo nei cani “a rischio” che più facilmente possono venire a contatto con le deiezioni dei topi, ma anche nei cani che vivono in ambiente urbano proprio perché i topi infestano tutte le zone umide, i parchi e i laghetti di città.
Per saperne di più:
European consensus statement on leptospirosis in dogs and cats
Journal of Small Animal Practice (2015) 56, 159–179