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Perché mi mordi? Ti stavo accarezzando! (parte prima)

Perché mi mordi? Ti stavo accarezzando! (parte prima)
Miti da sfatare sul comportamento animale
L’interpretazione del comportamento animale e specificatamente dei cani e gatti è una disciplina relativamente recente, che coinvolge moltissimi operatori sia veterinari che non. A seconda della scuola di pensiero o addirittura delle “mode” tuttavia si devono registrare atteggiamenti ed opinioni diametralmente opposte sia nella diagnosi che nell’eventuale trattamento dei problemi comportamentali. Esula da queste news il proposito di fornire ai proprietari di cani e gatti indicazioni definitive sull’argomento ma riteniamo comunque utile focalizzare l’attenzione su alcuni concetti considerati “certi” e che invece talvolta son dei veri e propri miti da sfatare.
Mito n.1 E’ sempre necessario che l’uomo mantenga il rapporto di gerarchia dominante sul proprio animale. Spesso sentiamo ripetere questi concetti: “ il cane non deve dormire sullo stesso letto del padrone altrimenti diventa lui dominante”, “si deve continuamente ribadire il proprio ruolo di capo”, “quando lo metto a cuccia lui deve obbedire”. Ricordiamo invece che:
  • I rapporti gerarchici nel mondo animale sono intraspecifici e non rivolti ad altre specie.
  • L’iniziativa nell’intraprendere un rapporto gerarchico viene presa dal soggetto che si sottomette e non dal dominante e i ruoli sono interscambiabili a seconda dei bisogni e delle circostanze.
  • I cani “obbediscono” non per deferenza ad un superiore ma perché il loro comportamento esita in una soluzione favorevole a loro stessi (es. ricompensa con cibo o con gesti affettuosi)
  • Cani considerati dominanti e ribelli spesso sono semplicemente animali a cui il proprietario non comunica efficacemente i propri desideri
Mito n.2 Interpretazione del linguaggio del corpo Altre frasi che si odono spesso: “morsica senza motivo”, “se scodinzola significa che è contento di vedermi”, “lo stavo accarezzando e lui mi ha morsicato”, “se un cane si gira sulla schiena e mostra l’addome vuole coccole sulla pancia”. Queste invece sono le interpretazioni più corrette:
  • La specie umana ha molte possibilità di comunicare con i propri simili (con una stretta di mano, con la voce ecc.) mentre gli animali utilizzano la postura del corpo e altri segnali non verbali per manifestare le proprie intenzioni.
  • Gli animali utilizzano l’aggressione per affrontare un conflitto solo come estrema soluzione in quanto dispendiosa sotto il profilo emotivo e potenzialmente dannosa. Preferiscono utilizzare una serie di segnali non verbali (es. volgere lo sguardo altrove rispetto al rivale, portare all’indietro le orecchie ecc.) che hanno il significato di percorrere un crescendo comunicativo che va interpretato e riconosciuto.
  • Se io ti parlo e tu non mi ascolti alzerò la voce; gli animali si comportano in modo simile: solo se vengono ignorati i segnali preliminari (fissità del corpo, sguardo sfuggente, ringhi) si passa al morso. Il tutto ovviamente per evitare se possibile il conflitto, dispendioso dal punto di vista emotivo e potenzialmente dannoso se non mortale.
  • Punire un cane appena manifesta segnali di aggressività (es. ringhio) potrebbe essere controproducente in quanto così non si elimina il sottostante stress alla base del comportamento aggressivo, bensì si altera il normale meccanismo con cui l’animale si prepara ad evitare un potenziale conflitto. Se l’animale vede inibita la propria volontà di evitare un conflitto inviando segnali non verbali sarà costretto a passare alla fase successiva, quindi al conflitto vero e proprio.
  • Senza il proprietario presente il cane diventa tranquillissimo: molto spesso durante la visita dal veterinario oppure dal toelettatore un cane agitatissimo e insofferente diventa trattabile e collaborativo non appena i proprietari vengono gentilmente invitati ad uscire dalla stanza. Sono i proprietari a comunicare ansia? Il cane si sente in dovere di proteggere i proprietari? Nessuna delle due ipotesi potrebbe essere vera: il cane avverte che le possibilità di sfuggire ad una situazione ritenuta stressante sono esaurite per cui decide che stare fermi è l’opzione tutto sommato più praticabile e priva di eccessivi rischi. Forse il cane in quel momento non è rilassato, potrebbe essere semplicemente “congelato”.
  • Scodinzolare non sempre equivale a buonumore: si tratta comunque di un gesto che indica aumento dell’intensità di una emozione, non necessariamente positiva. Se un cane si avvicina scodinzolando e poi abbassa la coda, si irrigidisce e porta all’indietro le orecchie significa che sta per mordere.
  • Infine un altro segnale che può essere male interpretato: se il cane si gira con la schiena a terra esponendo l’addome potrebbe manifestarci il desiderio di essere lasciato in pace. In assenza di altri segnali positivi questa disponibilità apparente a farsi grattare la pancia indica al contrario stress e preparazione al morso.
 
(Fine prima parte – continua)
 
Data: 07-09-2018
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