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Perché mi mordi? Ti stavo accarezzando! (parte seconda)

Perché mi mordi? Ti stavo accarezzando! (parte seconda)

Mito n. 3 Andiamoci piano con i farmaci. “I tranquillanti sono efficaci nel trattamento di fobie, ansia da separazione e aggressività”, “Non voglio usare farmaci per trattare i problemi comportamentali del mio cane”, “I veterinari esperti in comportamento sono superflui, basta un buon addestratore”. Ci addentriamo in un campo scivoloso in quanto le figure professionali che lavorano sulla gestione del comportamento canino sono numerose e spesso interferiscono e si sovrappongono tra di loro. Ci limiteremo pertanto esclusivamente a quanto di competenza dei medici veterinari:
  • Tranquillanti, si o no? Il farmaco più noto nel campo del trattamento farmacologico dei problemi comportamentali è l’acepromazina. Si tratta tuttavia di un sedativo e, di conseguenza, il suo utilizzo come farmaco antiansia è completamente sconsigliabile. Basti pensare ad un cane terrorizzato per un temporale: cercherà di rifugiarsi in un posto chiuso e al sicuro ma le sue condizioni fisiche glielo impediranno, si sentirà intontito e impossibilitato a sfuggire alla potenziale minaccia, la sua ansia sarà destinata ad aumentare e a preannunciarsi ancora più intensa in occasione del temporale successivo.
  • Farmaci e sostanze psicotrope Si tratta di sostanze (feromoni, nutraceutici e veri e propri farmaci quali i MAO-inibitori e gli antidepressivi triciclici) che inducono con diversi meccanismi e con diversa intensità vere e proprie modificazioni sul carattere e sulla “personalità” dell’animale. E’assolutamente necessario sottolineare in ogni caso che il medico veterinario è l’unica figura professionale che ha titolo per prescrivere farmaci psicotropi, per escludere patologie organiche incompatibili con il trattamento e per gestire terapie ed eventuali effetti collaterali. I farmaci psicotropi non vanno utilizzati da soli, quasi fossero una panacea efficace contro qualsiasi turba comportamentale del cane ma, al contrario, vanno considerati come un utile ausilio che rinforza e rende più efficaci concomitanti terapie comportamentali non farmacologiche.
Mito n.4 Addestramento ed educazione Questo è quello che si sente: “Il cucciolo non deve incontrare altri cani prima di avere completato le vaccinazioni”, “Premiarlo con un bocconcino per farlo smettere rinforza il comportamento negativo” “Lui sa quando ha sbagliato”, “Le punizioni non servono a nulla”. Queste possono essere le osservazioni corrette:
  • Il periodo di socializzazione del cucciolo, quindi il periodo della vita dell’animale in cui è più suscettibile ad imparare, conoscere e rapportarsi con la realtà che lo circonda è stimato dalle 3 e le 12 settimane dalla nascita. Se il cucciolo viene privato di contatti con i suoi simili viene anche privato di una fase importante di formazione del proprio carattere e della propria personalità, con il rischio di diventare un adulto eccessivamente pauroso o, al contrario, troppo aggressivo. Non esistono motivi scientifici per tenere isolato il cucciolo ma al contrario è opportuno che inizi al più presto a frequentare altri cani già vaccinati; il rischio di contrarre malattie infettive prima che le vaccinazioni vengano completate è oggettivamente trascurabile.
  • Controcondizionamento. Dare un bocconcino ad un cane che abbaia quando incontra altri animali o persone sembra un controsenso in quanto lo si considera un premio che rinforzerebbe il comportamento da correggere. Molti comportamentisti al contrario ritengono che un premio possa convertire anticipatamente un comportamento fastidioso (abbaiare) in una anticipazione di qualcosa di gradevole (ricevere un bocconcino). Secondo questa teoria il cane abbina la previsione di una situazione stressante (incontrare un altro cane) alla certezza di ricevere un premio per cui l’abbaiare non inizia neppure. Una volta innescato questo controcondizionamento il bocconcino può essere sostituito progressivamente da un gesto di rinforzo positivo quale una carezza o un semplice ”bravo!”.
  • Le punizioni I proprietari pensano che dopo avere fatto qualcosa di “sbagliato” i cani assumano una espressione afflitta e si sentano in colpa per il danno fatto. Si ritiene invece che i cani interpretino semplicemente in quel momento l’espressione arrabbiata del proprietario e si pongano con un atteggiamento finalizzato a ridurre o evitare una punizione ma non si rendono conto esattamente a quale loro azione sia correlata l’ira del proprietario. La punizione per essere realmente efficace dovrebbe essere contestuale ed immediata rispetto all’azione da punire, anzi debba interrompere l’azione stessa e che debba essere ripetuta ogni volta che l’azione da correggere si ripete. In pratica purtroppo però questa immediatezza è raramente ottenibile ed è questo il motivo per cui tecniche educative basate solo sulla punizione non ottengono i risultati sperati anzi inconsapevolmente molti proprietari al contrario inducono aumento dello stress anticipatorio senza impedire che i comportamenti negativi si ripetano.
La prevenzione e il trattamento di problemi comportamentali richiede pazienza, costanza e un eccellente conoscenza della psicologia e psicopatologia animale e non può essere delegata esclusivamente a punizioni incomprensibili o somministrazione di farmaci. Consultare uno specialista preparato ed affidabile invece che applicare teorie prive di fondamento scientifico può evitare il consolidamento irreversibile di comportamenti dannosi o pericolosi.
Per saperne di più:
Veterinary Practice news: Dog and cat behavior myths debunked
Some common misconceptions about veterinary patients’ behavior
February 9, 2018
By Amy L. Pike, DVM, DACVB, IAABC-CABC, and Jessey Scheip, LVT, KPA-CTP
 
Data: 19-09-2018
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